La storia della riscoperta di Pompei, è legata a Carlo di Borbone. Si iniziò nel 1748, sulla scia del sensazionale rinvenimento di Ercolano. Nell’effettuare estesi saggi sul colle di «Civita» si rinvennero alcuni edifici con pareti affrescate, numerosi oggetti ed il corpo di una vittima. Il re Carlo di Borbone dette l’assenso all’apertura di una nuova campagna di ricerca. Carlo di Borbone, affidò la campagna all’ingegnere militare Roque Joachim de Alcubierre al quale successe nel 1780 l’architetto Francesco La Vega.

Inizialmente gli scavi di Pompei hanno un carattere episodico. L’obiettivo è essenzialmente la ricerca dell’oggetto prezioso o quantomeno di particolare bellezza. Ma il sovrano Carlo di Borbone, sperava in altro. Infatti con questa ottica si effettuarono saggi dove il terreno faceva intravedere l’esistenza di importanti strutture.

Portando alla scoperta in particolare dell’Anfiteatro, dei Praedia di Iulia Felix e della via dei Sepolcri con relativa Porta Ercolano. Grazie tuttavia alle intuizioni dì Francesco La Vega si voltò tuttavia ben presto pagina nella storia degli scavi. Si tenta di dare organicità alle ricerche per arrivare a rendere visitabile almeno una parte della città.

Si scavò pertanto lungo la direttrice di Via dei Sepolcri dove si rinvenne la monumentale Villa di Diomede. Oltrepassata Porta Ercolano, si penetrò nella Regio VI riportando alla luce numerose abitazioni fra cui la Casa del Chirurgo. Nell’area sud della città si preferì, invece, partire dai saggi effettuati nel 1764 dall’Alcubierre. Saggi che avevano portato alla scoperta del Teatro Grande, allargandoli proprio in direzione di Porta Ercolano.

Gli scavi in questa area furono coronati dal più ampio successo. Si ebbe il rinvenimento dell’Odeion, della caserma dei Gladiatori, del Foro Triangolare e del Tempio di Iside. Tale scoperta destò un grande scalpore. L’apparato decorativo influenzò fortemente il mondo artistico contemporaneo. Il sogno di La Vega, la saldatura delle due aree di intervento, si realizzò solo nel decennio napoleonico.

Grazie ai suoi successori Pietro La Vega e Antonio Bonucci. L’incontro coincise con il rinvenimento nel 1812- 1813 del Foro Civile. Il Foro Civile, cuore della città antica, era delimitato da gli edifici civili e religiosi.

La completa sistemazione di questa monumentale area avvenne solo dopo la caduta dei regnanti napoleonici. Con il ritorno di Ferdinando di Borbone a Napoli, figlio di Carlo di Borbone, si ebbe un secondo periodo di scavo. II secondo periodo degli scavi borbonici fu caratterizzato da un’alternanza di momenti di grande impegno e di vero e proprio blocco delle attività.

Solo grazie alla appassionata e fortunata gestione di Pompei da parte di Antonio Bonucci e di suo nipote Carlo, che si verificarono, una serie di scoperte. Scoperte di primaria importanza per la storia dell’archeologia pompeiana.

Effettuato ormai il congiungimento delle due aree, lo scavo si allargò in direzione nord alla spalle del Capitolium. Avvenne lascoperta delle Terme del Foro, della Casa del Poeta Tragico e dell’elegante complesso di abitazioni di via di Mercurio. Agli inizi degli anni ’30 si rinvenne la Casa del Fauno. Con la sua raffinata decorazione musiva fra cui il famoso mosaico con la battaglia di Alessandro e Dario.

Gli ultimi decenni del Regno borbonico culminarono con la messa in luce di parte della Regio VI. Proseguendo lungo la direttrice Via della Fortuna-Via di Nola, grazie alla scoperta dell’incrocio con Via Stabiana, si arrivò allo scavo totale della Regio VII. Permettendo così alla zona dei Teatri di fondersi perfettamente con il tessuto urbano circostante.

Una tappa fondamentale nella storia degli scavi fu la nascita del Regno d’Italia con la nomina, a direttore degli scavi nel 1863 di Giuseppe Fiorelli. Le metodologie archeologiche di intervento e la gestione stessa di Pompei ebbero con il Fiorelli delle trasformazioni. Una vera e propria cesura con il passato. Scartando l’usuale sistema di scavo con la partenza dal fronte stradale, migliorò l’innovativo metodo dello sterro a strati orizzontali.

In modo così, da poter recuperare i dati relativi alle strutture superiori degli edifici per permettere restauri ed eventuali ricostruzioni. Come nel caso della Casa del Barcone Pensile dove venne ripristinato un ballatoio del primo piano.

Nel complesso si intervenne razionalmente. Mettendo in luce, le Insulae ancora parzialmente ricoperte dai materiali eruttivi ed allargando l’area scoperta lungo tutto il fronte di Via Stabiana. L’attività pompeiana del Fiorelli terminò nel 1875. Come suo successore venne chiamato Michele Ruggiero che ricoprì la direzione degli scavi fino al 1893.

Si inaugurò con il Ruggiero uno dei momenti più fecondi nella storia di Pompei. Sia per studi e scoperte, come la pubblicazione delle tavolette cerate rinvenute nel 1875 nella Casa di Lucio Cecilio Giocondo. Sia per una maggiore attenzione rivolta al problema conservativo del monumento.

L’area di scavo privilegiata dal Ruggiero fu da Via di Nola, fino alla Porta omonima della cerchia muraria. Si diedero alla luce le Insulae prospicienti la Via sia della Regio IX che V. Furono scavi coronati da successi clamorosi. La scoperta nel 1879-1880 della Casa del Centenario e della Casa delle Nozze d’Argento. Dedicata a Umberto I e Margherita di Savoia in occasione dei festeggiamenti per le nozze d’argento del 1893.

Si completò inoltre tra il 1883 ed il 1891 lo Scavo di tutta quella parte della Regio VII. Che correva lungo il ciglio della rupe pompeiana fra il Tempio di Venere e l’area del Foro Triangolare. Si rese cosi visibile un affascinante spaccato di abitazioni su più livelli legate al masso lavico.

Con il suo successore Giulio De Petra, direttore dal 1893, si continuò a portare avanti l’impostazione di interventi voluta dal Ruggiero. Gli scavi si concentrarono nella Regio VI e V. Si rinvennero nel 1894-95 la Casa dei Vettii e nel 1900 la Casa di Marco Lucreno Frontone, due fra le più prestigiose case pompeiane. Nella Regio VIII con l’identificazione, dietro la Basilica, del Tempio di Venere.

In seguito allo scandalo nazionale suscitato dall’esportazione in Francia del tesoro di argenterie rinvenute nel 1895 nella Villa della Pisanella a Boscoreale, fu costretto a dare le dimissioni nel dicembre del 1900 e sostituito dallo storico Ettore Pais. All’interno di Pompei l’attività di ricerca continuò ad essere concentrata nella parte alta della città. In particolare nella Regio V e VI, con il rinvenimento del Costellum Aqua e di Porta Vesuvio.

Scoperte anche alcune importanti abitazioni quali la Casa dell’Ara Massima, la Casa degli Amorini Dorati e la Casa di Obellio Firmo. Nel Marzo del 1905 arrivò alla direzione degli scavi Antonio Sogliano. La sua attività di studioso di archeologia pompeiana era iniziata già con il Ruggiero.

La gestione Sogliano da un lato vide fortemente ridotto l’intervento di scavo dall’altro fu caratterizzato da un grande fervore di studi. L‘impegno profuso dal Sogliano per la salvaguardia di Pompei, porta ad eseguire delle metodologie di intervento conservativo che fecero scuola nei decenni successivi.

Portò a risultati lusinghieri quali il restauro oecus Corinthius della casa delle d’Argento, il porticato della Casa di Sallustio ed il meniano del Lupanare. La direzione del Sogliano si chiuse alla fine del 1910 con la straordinaria scoperta di alcuni ambienti della suburbana Villa dei Misteri.

Tra le scoperte cè il famoso salone affrescato con la megalografia rappresentante un rito dionisiaco. I decenni successivi del novecento saranno caratterizzati dalle figure di due tra i più grandi archeologi vesuviani. Capaci di raggiungere una equilibrata sintesi tra le necessità della ricerca e le pressanti esigenze conservative. Cercando di mantenere il più possibile integro l’irripetibile risultato raggiunto in oltre 150 anni di ricerche: Vittorio Spinazzola ed Amedeo Maiuri.