Visita Oplontis, la villa di Poppea, oggi Torre Annunziata, era ed è una zona suburbana della vicina Pompei. Seppellita anch’essa come Ercolano, Pompei e Stabia dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Una visita ad Oplontis aiuta a conoscere le sorti delle città sepolte.

L’entusiasmo dei ritrovamenti archeologici di Pompei Ercolano e Stabiae, nel XVIII anche ad Oplontis si avviarono campagne di scavo. Presto interrotte sia per mancanza di fondi, sia per l’aria malsana che si respirava.

Nella zona degli scavi, vi era una palude, visto che l’area era ed è nei pressi del fiume Sarno. La Villa A, in seguito ribattezzata Villa di Poppea, scoperta da Francesco La Vega, nelle vicinanze del canale Conte di Sarno.

Una vera e propria campagna di scavi ordinata ad Oplontis avvenne nuovamente nel 1964. Con lo scavo vennè alla luce un’altra villa su due livelli con un peristilio centrale. Villa rustica prese il nome di villa di Lucio Crasso Tertius o Villa B.

Gli scavi di Oplontis, quindi, sono composti da due ville di cui si può visitare solo la Villa di Poppea. La Villa di Poppea ha preso questo nome da Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone; attraverso un’iscrizione dipinta su di un’anfora, indirizzata Secundus, liberto di Poppea.

Residenza monumentale talmente grande da contenere addirittura un piccolo complesso termale, con il calidarium dalle pareti affrescate con scene dal tema del mito di Ercole.

Ricca di affreschi che creano giochi prospettici e illusionistici, vanno a riprendere tutti gli stili decorativi pompeiani. Sale affrescate e lussuose, decorate con finti elementi architettonici, che ornano e abbelliscono le pareti, assieme a raffigurazioni di animali, frutta e maschere.

Il Triclinium, la sala dove si tenevano i banchetti, ci sono affreschi del secondo stile. Magnifici i particolari, molto realistici, come uno dei dipinti più famosi che è il cestino di fichi, colorati in tutte le loro sfumature cromatiche.

La Villa faceva parte del ricchissimo patrimonio della famiglia imperiale. Come molti patrizi romani, amavano la splendida costa campana, famosa per il clima salubre e mite, e la bellezza del mare.

Al momento dell’eruzione del Vesuvio la villa era disabitata, perché oggetto di lavori di ristrutturazione. Dimostrato dal ritrovamento, in alcune stanze, di suppellettili conservate e ammassate e di materiale edilizio.

La terra ha conservato questa imponente struttura, che è riuscita a rivedere la luce dopo secoli, per essere ammirata dagli occhi affascinati di noi visitatori.